La metodologia lungamente utilizzata nei nostri centri consente di aiutare i/le bambini/e a ritrovare la propria dimensione; a sperimentare condotte alternative al comportamento violento; ad interagire con modelli femminili e maschili non stereotipati, ma flessibili; ad essere autonomi; a modificare l’atteggiamento protettivo nei confronti della madre; a ricostruire un’immagine materna autorevole; ad esprimere tutti i sentimenti legati alla rabbia ed emozioni nascoste dalla paura eliminando il senso di colpa e di vergogna; a sviluppare la fiducia in se stessi e nel mondo.
Simultaneamente tale metodologia consente di aiutare la donna a rivedere ed elaborare la sua storia di violenza, a proteggersi nel lungo percorso di allontanamento dalla violenza, a ricredere in se stessa come donna e come madre, a riflettere sul modo in cui la violenza ha interferito nelle sue capacità materne, a smontare i sensi di colpa e a recuperare la propria autorevolezza di fronte ai/alle figli/e. Infine struttura la possibilità per la madre e i/le figli/e di riconoscere, elaborare e depotenziare quegli elementi che partendo da interazioni quotidiane fungono nell’una e negli altri da ri-attivatori post traumatici, elementi che se non depotenziati perpetuano gli effetti della violenza subita inficiando il riemergere delle capacità genitoriali presenti.
Quando il nucleo madre/figli si allontana dalla violenza ed è in un ambiente sereno, i cambiamenti comportamentali dei/delle minori possono essere veloci ma il percorso interno di superamento delle conseguenze della violenza non è breve. Molte donne e bambini necessitano di sostegni prolungati e privi delle interferenze operative generate spesso da dispositivi incongruenti e scarsamente condivisi dalla rete dei servizi competenti per l’incapacità di tanti di leggere la violenza di genere. Adottare un linguaggio comune, una prospettiva, linee operative e procedure condivise tra i diversi operatori/operatrici sociali, sanitari e in particolare di giustizia, è risultata, nella nostra esperienza, una modalità di lavoro efficace, la sola in grado di garantire una buona valutazione e cura” dei legami e della relazione madre-bambino/a.
Obiettivi della ricerca
1) Dare maggiore visibilità al fenomeno della violenza assistita attraverso l’analisi di dati qualitativi e quantitativi forniti dai Centri.
2) Promuovere uno spazio di discussione pubblico intorno al tema della violenza assistita che a partire dalla diffusione dei risultati della ricerca, degli strumenti di lavoro standardizzati, possa generare confronto, incremento generalizzato delle competenze, cambiamenti significativi nelle politiche pubbliche di intervento sui/sulle minori.
Azioni previste e obiettivi
1) Somministrazione questionario semi strutturato rivolto a tutta la rete DiRe
Fotografia dell’esistente: rilevazione dati quantitativi e qualitativi.
2) Intervista in profondità con le referenti dei centri DiRe che gestiscono case rifugio.
Riflessione su metodologia di lavoro, caratteristiche e criticità del lavoro in rete (servizi sociali e sanitari, tribunali, scuole etc), far emergere l’esperienza dei centri
3) Focus group:
Elaborazione di modelli di intervento virtuosi da esportare e condividere sul territorio nazionale (anche laddove i centri non gestiscano case rifugio).