Care compagne, care tutte,

vogliamo condividere pensieri che ci attraversano e dai quali potremmo prendere spunto per andare avanti nel nostro comune impegno di ribaltamento culturale del patriarcato. 

L’invito all’iniziativa editoriale “Più libri più liberi” da parte di Chiara Valerio a Leonardo Caffo, all’epoca “solo” indagato per violenza ai danni dell’ex compagna, ha aperto una distanza che riteniamo debba essere colmata da un confronto aperto, partendo dal presupposto che il patriarcato contagia tutte e tutti. Abbiamo, però, uno strumento per spezzarne le dinamiche: la relazione tra di noi, base e fondamento del vincolo di forza della sorellanza. Può bastare? È sufficiente per spezzare le radici del privilegio maschile?

Da tanti decenni, come attiviste della Rete D.i.Re, accogliamo le donne in una relazione tra donne, empatica e rispettosa che ci ha fatto crescere praticando la sorellanza ancor prima del grido “sorella io ti credo”: abbiamo dato e diamo fiducia al racconto delle donne nel rispetto della singolarità di ogni storia. Lo facciamo a fianco delle donne quando osano svelare violenze commesse da uomini rispettabili, trasgredendo alla consegna del silenzio perché mettono in discussone anche gerarchie di potere. Sappiamo che il percorso giudiziario che una donna intraprende per vedere riconosciuta la violenza è irto di ostacoli ed ha dei costi, sappiamo che i tempi delle donne non coincidono con quelli della Giustizia, che i pregiudizi pesano, che la società occulta, tollera, minimizza e giustifica la violenza maschile e che lo status sociale e la reputazione degli uomini si riflette sulla credibilità della donna, a prescindere dalla vicenda processuale, dai fatti e dalla testimonianza delle violenze subite.

Il principio di presunzione di non colpevolezza, quando l’autore di violenza è un uomo dotato di prestigio e potere, rischia di tradursi in presunzione di mendacia della donna, tacciata come falsa, profittatrice, pazza, mitomane o calunniatrice. Una asimmetria che permea il processo ed esce dalle aule dei tribunali e che causa isolamento e vittimizzazione secondaria ben prima della sentenza.

La vicenda Caffo ci offre l’opportunità di riflettere tra di noi, su qualcosa che evidentemente non abbiamo ancora dipanato: delle dinamiche che si attivano quando l’uomo accusato di violenze non è lo “straniero”, ma l’amico, il compagno, il figlio. 

È occasione per riflettere del ruolo accomodante dei media italiani ogni qualvolta che a finire sotto accusa o ad essere condannato è un uomo di potere. Il fenomeno della violenza contro le donne viene spesso ridotto ad una questione privata in cui l’omertà e la minimizzazione vengono fatte passare come rispetto del “principio di innocenza” ma noi sappiamo che in gioco c’è ben altro. 

Per confrontarci e costruire un nuovo e partecipato percorso nel contrasto al patriarcato, organizzeremo a breve nel nuovo anno un momento di condivisione tra donne che il femminismo lo abitano in vario modo così da confrontarci ancora sperando di sciogliere questi nodi, per dirci fino a che punto il patriarcato ci riguarda.

D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza