“Troppe le responsabilità, troppe le colpe nell’ennesima tragedia annunciata di Cutro. Tutte dentro il disegno di una politica che chiude le frontiere, rende inermi le ONG che tentano disperatamente di soccorrere le persone in viaggi infernali per cercare protezione” dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.
Per D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, quella di Cutro è una tragedia annunciata, come lo sono state e purtroppo continueranno ad esserlo tante altre. Stragi che riguardano il disperato tentativo di donne, bambini e uomini di allontanarsi da paesi in guerra, carestie, violazioni dei diritti umani fondamentali, discriminazioni e persecuzioni.
L’esternalizzazione del controllo delle frontiere, deliberato dal Consiglio europeo il 09/02, come pure le politiche nazionali dei rimpatri e le norme che limitano le attività di soccorso in mare, come quelle previste dal decreto-legge Piantedosi sulle Ong, in realtà non possono che aumentare il numero di questa tragedia già immane. Ci domandiamo quindi a che cosa servano le dichiarazioni della presidente del Consiglio Meloni: “Il Governo è impegnato a impedire le partenze”.
Fermare le partenze significa solo consegnare le donne, i bambini e gli uomini in fuga ai loro aguzzini, ai trafficanti di esseri umani, avallando in questo modo gravissime violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.
Mancano ancora politiche europee e nazionali che garantiscano alle persone libertà di movimento, che aprano le frontiere con accessi al territorio sicuri e legali per chi ha necessità di trovare protezione in Europa, che retrocedano dall’approccio securitario e repressivo delle politiche migratorie promosse e implementate a livello europeo e nazionale negli ultimi anni.
D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza si sta impegnando da alcuni anni con azioni concrete di supporto e informativa rivolte a donne migranti e richiedenti asilo, anche in luoghi di frontiera, in partnership con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Lo fa seguendo la propria metodologia di accoglienza, partendo sempre dall’ascolto delle donne, dai loro tanti bisogni e desideri, dal legittimare le soluzioni che loro stesse avevano trovato per sé, per proteggersi, tutelarsi, sentirsi più al sicuro, anche lungo le rotte di migrazione. Moltissime delle donne richiedenti asilo e rifugiate hanno alle spalle esperienze di violenza multiple. Sono donne e ragazze che si sono sottratte ad abusi e violenze nel loro paese di origine, che hanno abbandonato le loro case e le loro vite pensando che emigrare fosse l’unica possibilità per costruirsi una vita migliore.
“Auspichiamo nuovamente che – una volta per tutte – le dichiarazioni costernate si traducano in azioni concrete per individuare soluzioni di accoglienza, non di respingimento o chiusura” dichiara la presidente Veltri. “Pensare di bloccare la fuga di chi scappa equivale a contribuire alla sua morte. D.i.Re” – conclude Veltri – “agirà nelle forme possibili perché questo obiettivo venga perseguito”