"Solo la forza dell’esperienza, della sinergia, dell’unione e della cooperazione può determinare il cambiamento della realtà"

Intervista a Stefania Figliuzzi, Presidente di Attivamente Coinvolte Onlus, Tropea

Inma Mora Sánchez*

L’Associazione Attivamente Coinvolte Onlus, con a sede in Tropea (via Coniugi Crigna n. 31), è attiva dal 2008 con un numero di telefono di aiuto attivo H24 (388.3510596), gestisce lo sportello d’ascolto per donne in difficoltà e vittime di violenza a Tropea, presso l’ex Casa Comunale. Nel 2009 ha istituito il secondo sportello antiviolenza a Catanzaro, presso il Centro Provinciale per il Sociale (CPS) della Provincia di Catanzaro, Piazza le Pera. Da luglio 2015 è parte dell’Associazione nazionale D.i.Re.

Inma Mora Sánchez: Com’è nata l’Associazione Attivamente Coinvolte?

Stefania Figliuzzi: L’Associazione Attivamente Coinvolte Onlus nasce nel novembre 2008, in Calabria, a Tropea, dalla specifica volontà e motivazione di donne professioniste, che avendo maturato precedenti esperienze inerenti le tematiche di genere, hanno deciso di costituirsi insieme, in modo tale da poter portare avanti, e in collaborazione con le altre realtà del territorio, azioni concrete a favore di una nuova visione dei rapporti e in contrasto con la violenza di genere e le discriminazioni.
In particolare, l’Associazione si è posta come finalità l’intervento specifico rivolto al territorio calabrese, agli operatori del sociale ed ai soggetti istituzionali e non, attraverso la promozione ed implementazione di azioni concrete e buone pratiche in grado di produrre, sviluppare e incentivare un cambiamento culturale volto al riconoscimento e al rispetto delle differenze, dell’autodeterminazione femminile, dell’inviolabilità del corpo femminile, in linea con le dichiarazioni in tema di pari opportunità, diritti umani e discriminazioni.

IMS: Qual è il motivo per il quale Attivamente Coinvolte ha chiesto di entrare in D.i.Re?
SF: Attivamente Coinvolte ha voluto fortemente aderire all’associazione nazionale di D.i.Re consapevole della grande esperienza ed organizzazione, prefiggendosi lo scopo di creare un ponte tra le donne Calabresi e la rete dei Centri antiviolenza italiani.

L’Associazione vuole essere un punto di riferimento, un luogo di comunicazione, di confronto e di attività, tra donne e per le donne, in grado di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare qualsiasi forma di discriminazione di genere e qualsiasi forma di violenza agita nei confronti delle donne e dei minori.

Da anni ha partecipato come partener per il territorio calabrese ad alcuni progetti nazionali ed internazionali (Cedaw, Progetto Strega, Giulia ha picchiato Filippo, convegno nazionale Neanche con un fiore, ecc.) consapevole che la Rete è importante per poter portare avanti, e in collaborazione con le altre realtà del territorio (regionali, nazionali ed internazionali) azioni concrete a favore di una nuova visione dei rapporti e in contrasto con la violenza di genere e le discriminazioni.

IMS: Com’è la realtà dei Centri antiviolenza in Calabria? Avete dei bisogni specifici?

SF: La realtà dei Centri Antiviolenza in Calabria in questo momento storico è molto delicata per vari problemi. Nello specifico, si deve riportare la carenza di attenzione e sostegno finanziario al settore da parte delle istituzione preposte. A seguito di tale grave inadempienza è stata predisposta, dietro sollecitazione di molti centri (Centro Lanzino, Attivamente Coinvolte, Mondo Rosa…), una mobilitazione mediatica che ha determinato una audizione con la classe politica dirigenziale dell’ente regionale, il cui esito però, ancora è molto confuso ed indeterminato.
Lo stesso ente, in merito al finanziamento dei centri antiolenza, è in fase di accreditamento:

– La ripartizione del “residuo” dei fondi stanziati in riferimento all’anno 2012;
– In base al D.P.C.M. del 24 luglio 2014, la ripartizione delle risorse relative al “Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità” 2013/2014 di cui all’art. 5, comma 2, del decreto legge n.93 del 2013;
– Infine ancora è incerto il finanziamento dei centri previsto dalla legge regionale n.20/2007 per l’anno 2016.

Tale gravissima situazione ha determinato una crisi economica per i centri operanti sul territorio, costringendoli, taluni, a ridimensionare i loro servizi ed attività con evidente disagio ed aggravio per le donne e minori afferenti a tale strutture.

In questo momento, inoltre, si stà discutendo dell’istituzione di un “Tavolo Tecnico dei Centri Antiviolenza Calabresi” (già riconosciuti) presso Il Dipartimento Delle Politiche Sociali della stessa Regione, il cui fine dovrebbe essere quello di supportare l’ente per rilevare, esaminare, affrontare le varie esigenze delle stesse strutture.

In Calabria sono presenti molti centri, ma riconosciuti/finanziati solo 9 Centri antiviolenza (di cui solo 2 Case rifugio), ciò a seguito di un precedente controllo da parte dello stesso ente. Esiste, inoltre a livello normativo regionale una grande confusione tra Centri/Sportelli Antiviolenza/Case rifugio e Case per donne in difficoltà, ciò creando un annoso problema in ordine alla ripartizione dei finanziamenti stanziati.

Oggi, si rileva la necessità di predisporre una nuova distinzione e revisione delle realtà presenti sul territorio visto la non conformità delle stessi ai criteri stabiliti dal DPO nazionale. Per correttezza si deve far notare in alcuni di essi la mancanza di specifica formazione del personale, la presenza di operatori maschile, ecc.

Si attenziona ancora che a livello nazionale il Dpo ha stabilito che in relazione all’estensione territoriale e alla popolazione in Calabria non potranno essere creati “nuovi centri antiviolenza” quindi non rimane che implementare quelli già esistenti.

IMS: Come sperate che il lavoro in rete possa anche migliorare la realtà locale?

SF: Alla luce di tale situazione precaria, Attivamente Coinvolte, essendo formata da operatrici su base volontaria, continua imperterrita ad operare in sinergia ed in rete con i centri antiviolenza presenti sul territorio (Centro “Roberta Lanzino”, Casa Rifugio “Mondo Rosa”, Centro “Uditer Agar”…) consapevole che la richiesta d’aiuto non può fermarsi o venir meno a seconda delle esigue risorse stanziate ed elargite.

Inoltre, in concreto ha siglato con alcuni centri dei fattivi protocolli d’intesa al fine di garantire uno specifico servizio di consulenza/assistenza legale a supporto delle donne e minori.
È importantissimo per l’associazione convolgere e condividere le azioni intraprese a livello nazionale di D.i.Re al fine di poter essere un ulteriore strumento d’aiuto e di supporto a livello della realtà locale.

Si ritiene che solo la forza dell’esperienza, della sinergia, dell’unione e della responsabile cooperazione può determinare il cambiamento dell’attuale realtà.

IMS: Attivamente Coinvolte è formata da professioniste sul tema della violenza di genere. Quali sono i servizi che offrite?

SF: L’Associazione è basata sul lavoro volontario delle socie professioniste specializzate, che gestiscono in via esclusiva il servizio di contrasto alla violenza di genere.

L’Associazione può contare, infatti, al suo interno di figure professionali eclettiche quali psicologhe, assistenti sociali, avvocate, mediatrici culturali, mediche, psicoterapeute, sociologhe, giornaliste, insegnanti, commercialiste e altre professionalità esperte nelle tematiche di genere. Le specifiche competenze professionali di ognuna, accompagnate dalle specifiche competenze in tematiche di genere, maturate negli anni e offerte costantemente a favore delle donne, fa sì che i servizi proposti dall’Associazione siano garanzia di serietà e validità professionale.

In particolare, oggi l’Associazione offre i seguenti servizi: ascolto telefonico, colloqui di sostegno, consulenza professionale ed assistenza legale gratuita, consulenza professionale ed assistenza psicologica gratuita, segretariato sociale specialistico, reinserimento lavorativo, lavoro di rete con servizi territoriali e centri antiviolenza presenti sul territorio regionale e nazionale, formazione agli operatori professionali che si trovano a contatto con donne e minori vittime di violenza, ecc.

L’Associazione sostiene inoltre il rispetto dei diritti umani delle persone e promuove, quindi, il benessere psicofisico e sociale di tutti. Lavoriamo per le donne, per il rispetto dei loro diritti e per la promozione della loro libertà e benessere, ma non possiamo non dimenticare che siamo donne anche noi. Quest’attenzione si concretizzerà attraverso l’apporto e il supporto di una costante supervisione, in grado di gestire le dinamiche interne ai gruppi di lavoro al fine di evitare il burn-out, e attraverso la presenza fissa e competente di figure professionali in grado di trattare i traumi, le sofferenze delle donne e dei soggetti in stato di difficoltà, attraverso anche consulenze psicologiche e psicosociali.

Ma oltre alla necessaria priorità di sostenere le donne che si rivolgono ai nostri sportelli antiviolenza siamo ormai consapevoli di quanto la violenza alle donne, le discriminazioni, i soprusi abbiano radici culturali, e pertanto si è reso necessario e diviene obiettivo ineluttabile quello di promuovere un cambiamento in tal senso, attraverso la capillare realizzazione di attività di sensibilizzazione, prevenzione, promozione in tema di negazione dei diritti umani con varie attività al fine di contrastare e promuovere una nuova e più equa parità tra generi. In particolare, siamo da anni presenti sul territorio calabrese con interventi mirati, perchè solo partendo da una nuova educazione al rispetto si puo cercare il vero “cambiamento culturale”.

Nello specifico si promuovono giornate di studio, incontri, seminari in tutti gli istituti formativi; incontri e giornate di sensibilizzazione, informazione rivolti a tutti i soggetti interessati; corsi di formazione e aggiornamento per operatori e operatrici del sociale; corsi di preparazione di personale esperto; attività di ricerca, documentazione, diffusione e pubblicazione, ecc.

IMS: Quale futuro per l’Associazione nazionale D.i.Re?

SF: È determinante oggi valorizzare, sostenere tale organizzazione nazionale al fine di poter rappresentare ed unire le varie e diverse realtà presenti sul territorio italiano come “la Sola Voce” con cui confrontarsi e rapportarsi, ciò al fine di dare alla stessa rete costituita un “valore aggiunto” rispetto al silenzio delle Istituzioni.
L’organizzazione della rete dei centri antiviolenza è una nuovo modello di “cultura”, una sfida da esportare ed implementare andando oltre ai singoli confini territoriali e le singole partecipazioni. Infatti, solo considerando D.i.Re come una nuova lettura organizzativa del fenomemo delle “reti” dei centri antiviolenza, attribuendo particolare attenzione al significato del concetto di “relazione”, intesa come cooperazione, gestione della conoscenza, comunicazione e comunità di lavoro, tutto ciò potrebbe consentire per il futuro una migliore analisi, predizione e progettazione della stessa rete.

*Casa delle donne per non subire violenza Onlus, Bologna

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