La Rete nazionale dei Centri Antiviolenza D.i.Re appoggia e sostiene la mobilitazione dei Centri antiviolenza del Veneto, delle cittadine e dei cittadini che domani si troveranno davanti a Palazzo Ferrofini per chiedere che sia ritirato l’emendamento al bilancio con cui si tagliano 100 milioni di euro destinati ai servizi, e quindi anche ai Centri Antiviolenza.

Tutti i Centri del Veneto, che già da un anno sopravvivono con le loro sole forze a causa dei ritardi nell’erogazione di fondi già assegnati, sono a rischio chiusura. Nei giorni scorsi la mobilitazione ha già ottenuto che il voto su questo emendamento fosse rimandata.

“Quello che accade in Veneto accade in forme diverse in molte altre Regioni, anche a causa del nuovo Piano nazionale Antiviolenza che è confuso, contraddittorio e largamente insufficiente – ha dichiarato Titti Carrano, presidente nazionale di D.i.Re – Quasi tutti i Centri boccheggiano per mancanza di fondi e ritardi nell’erogazione del denaro pubblico. Manca un vero riconoscimento del gravissimo problema sociale, culturale e politico della violenza maschile contro le donne, della sua natura trasversale e strutturale, della necessità di agire ogni giorno e non solo in occasione dell’emergenza.E, soprattutto, non si arriva alla consapevolezza che i Centri Antiviolenza si sono dimostrati, in oltre vent’anni, l’unico presidio efficace sul territorio per contrastare questo dramma, accogliere e sostenere le donne in un percorso di uscita dalla violenza e di ritorno a una vita libera e autonoma.

La violenza maschile contro le donne arreca danni sociali, psicologici e perfino economici di grave entità, e si ripercuote sulle generazioni future. Tagliando i fondi ai Centri Antiviolenza la Regione Veneto dimostra una mancanza assoluta di lungimiranza e di competenza, e trascura le eccellenze presenti sul suo territorio. Non staremo certo a guardare mentre viene indebolita e distrutta una rete costruita e messa a punto nel corso di decenni con le nostre sole forze”.

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