Il Gruppo Avvocate della Rete D.i.Re approfondisce le ragioni dell’opposizione al Ddl Pillon e agli altri disegni di legge su separazione e affido attualmente in discussione in Commissione Giustizia al Senato, in vista della mobilitazione del 10 novembre.
Il disegno di legge Pillon è un arretramento per le libertà e i diritti civili di tutti e tutte e in particolare per le donne e i/le bambini/e.
La legge propone una famiglia unica, ideale ed astratta, famiglia che è imposta come modello a ogni coppia con figli che si separa. Le coppie saranno obbligate a disciplinare ogni aspetto della propria vita secondo regole rigide e prefissate senza spazio all’autonomia e specificità individuale.
Impone un percorso lungo e complesso, che moltiplica tempi e costi con l’effetto esplicito di ostacolare la volontà delle persone che vogliono separarsi.
Il DDL Pillon impone un percorso di mediazione paternalistico e non certo incentrato sui bisogni di genitori e figli.
Questo DDL non solo non riconosce la violenza, ma ne impedisce l’emersione con strategie specifiche: donne e minori sono ricattati nel caso in cui esplicitino qualsiasi riferimento alla violenza.
Infine, questo DDL sconta profili di incostituzionalità e viola apertamente numerose disposizioni della Convenzione di Istanbul, della Convenzione CEDAW con le raccomandazioni allo Stato, della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo.
Violazione dei diritti civili: Lo scopo del DDL è quello di creare un percorso ad ostacoli affinché donne e uomini desistano dall’idea di separarsi o divorziare.
Nega l’accesso alla giustizia.
Limita la libertà individuale.
Limita la libertà di separarsi / divorziare con l’obiettivo di preservare “l’unità familiare”.
Limita la libertà di educare i figli con l’imposizione della figura del coordinatore genitoriale.
Cancella la valutazione dell’interesse dei minori (coordinamento genitoriale).
Impone un modello di regolamentazione valido per tutti precostituita ed obbligatoria, ignorando anche la concorde e difforme volontà delle parti.
Violazione dei diritti dei minori: Figli divisi sui tempi, sui soldi, sugli affetti, trattati come oggetto e non come soggetto.
Impedisce l’emersione della violenza assistita, di fatto misconosciuta.
Incide sulla discrezionalità del giudice in materia di ascolto.
Propone un’ottica punitiva nei confronti dei minori limitati nella libertà di manifestazione dei loro sentimenti in una modalità di ascolto non tutelante e ritraumatizzante.
Obbliga i figli a stare di più con il genitore con cui dichiarano di non voler stare, di fatto imbavagliandoli.
Abroga l’art. 570bis c.p. (Violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio).
Impedisce il recupero diretto dei crediti maturati per il mantenimento dei minori in caso di inadempimento del genitore obbligato.
Violazione dei diritti umani: Violenza contro le donne, il DDL Pillon di fatto arma i padri violenti che perpetueranno i loro agiti nei confronti delle donne.
Favorisce l’utilizzo dei figli per mantenere le donne sotto controllo.
Obbliga le donne a rimanere in uno stato di pericolo e le obbliga a trattare con il proprio aggressore.
Rappresenta una minaccia nei confronti delle donne che denunciano e che vengono terrorizzate con l’ipotesi di ritorsioni sull’affidamento e la responsabilità genitoriale.
Inserisce norme specifiche che penalizzano i figli anche attraverso la normativa in tema di ordini di protezione e l’ulteriore previsione, in tema di ordini di protezioni, e di 709 ter (relativamente alle “false” denunce).
Codifica alienazione parentale come strumento per zittire le donne.
Basterà una mera segnalazione del padre maltrattante per permettere alle forze dell’ordine di entrare in casa (anche nelle case rifugio) e prelevare il/la minore, senza alcun controllo giurisdizionale.
Riduce la pena per il reato di maltrattamenti e ne introduce una ipotesi lieve e introduce la depenalizzazione dell’obbligo di contribuire al mantenimento del coniuge.