Lella Palladino*
Attraverso la lettura ed il commento dei tanti documenti e video che circolano seminando terrore tra genitori ansiosi e disorientati dalle riforme introdotte dalla “Buona scuola”, riesce a mostrare come gli studi di genere c’entrino molto poco con le rappresentazioni che se ne danno oggi e con i fantasmi che suscita anche solo la parola “gender”.
Con linguaggio lineare ed un approccio divulgativo racconta la genesi del concetto di gender e le sue mille sfaccettature, spiega la differenza tra sesso e genere, tra identità di genere e ruolo di genere, tra identità di genere e orientamento sessuale, tra essenzialismo e costruttivismo quali inconciliabili posizioni tra chi sostiene la radice biologica delle differenze tra maschile e femminile dandola quindi come naturale ed immutabile e chi all’opposto, dimostra la costruzione sociale e culturale dei modelli e comportamenti connessi alla femminilità e alla mascolinità, aprendo il varco al cambiamento. Prezioso ed utilissimo il piccolo glossario finale che con le tante citazioni, la corposa bibliografia di riferimento, ricordano la complessità di una discussione che rischia costantemente la banalizzazione e l’appiattimento su opposte e non mediabili posizioni.
Con grande passione, partendo sempre da sé da femminista autentica, senza mai impantanarsi in posizioni rigide e ideologiche, Michela Marzano, contro l’ ostilità crescente nei confronti di ogni iniziativa e attività finalizzata a decostruire gli stereotipi sessisti e omofobi, ricorda che gli studi di genere hanno come scopo soprattutto quello di combattere contro le discriminazioni e le violenze subite da chi, donna, omosessuale o trans, viene considerato inferiore solo in ragione del proprio sesso, del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere. Testo da non perdere, il libro della Marzano rappresenta un valido sostegno per tutti quelli che, sostenendo l’importanza della prevenzione, credono sia indispensabile e irrinunciabile promuovere nelle scuole non solo la cultura del rispetto e del dialogo, ma anche una reale educazione all’accettazione delle differenze e al rifiuto delle discriminazioni.