“I dati ISTAT diffusi oggi confermano la rilevazione che aveva fatto D.i.Re nei centri antiviolenza aderenti alla rete, che segnalavano – nei mesi di marzo e aprile 2020 – un aumento del 71 per cento delle donne seguite dalle operatrici rispetto al 2019”.
È quanto dichiara Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, che riunisce 82 organizzazioni di donne che gestiscono oltre un centinaio di centri antiviolenza in tutta Italia, in merito alla rilevazione ISTAT “Le richieste di aiuto durante la pandemia. I dati dei centri antiviolenza, delle Case rifugio e delle chiamate al 1522 – Anno 2020”.
“I centri della rete D.i.Re non hanno mai chiuso durante la pandemia. Anche quando non fisicamente accessibili, hanno sviluppato altre modalità di sostegno: online, al telefono, via chat, email, avendo particolare cura nel garantire la sicurezza dei colloqui, individuare modalità che non mettevano a rischio le donne e assicurare l’anonimato”, sottolinea Veltri..
“Anche sulle case rifugio troviamo conferma nel dato”, aggiunge Veltri, “dove solo 1/3 delle prefetture si è attivata per reperire alloggi alternativi per effettuare la quarantena. Di fatto i centri della rete si sono arrangiati con le proprie risorse e con i contatti già esistenti nel territorio”.
“Quello che è certo, è che da allora il carico di lavoro dei centri antiviolenza non è mail calato. L’attenzione data dai media al ruolo dei centri antiviolenza in questo periodo sembra aver incoraggiato un numero crescente di donne a interrompere relazioni violente”, nota in conclusione la presidente di D.i.Re.
“Questo conferma dunque quanto il fenomeno della violenza maschile contro le donne sia ancora sommerso e davvero molto più vasto di quello che finora raccontano i dati”.