Manteniamo alta l'attenzione: non basta una legge per contrastare una cultura che legittima la violenza sessuale

Convegno: “La legge 66/96 vent’anni dopo: storie di donne, bambine e bambini”

Sant’Apollonia – Firenze, 15 febbraio 2016

Teresa Bruno*

Sono stata onorata di dare apertura a questa giornata di riflessione sull’impatto che il nostro sistema culturale, giudiziario e di cura hanno sulle bambine, i bambini e le donne, vittime di violenza sessuale. Avere riunito a Firenze i due più importanti coordinamenti italiani impegnati per i diritti delle donne, i bambini e le bambine, Dire e Cismai, ha avuto per noi di Artemisia un grande valore simbolico. L’impegno della nostra associazione nella lotta alla violenza verso le donne e verso l’infanzia ha segnato una forte appartenenza a entrambe. Questi coordinamenti testimoniano un lavoro di quasi quarant’anni nello studio delle tematiche relative alla violenza e nell’intervento a favore delle vittime adulte e minori, un impegno non solo scientifico e professionale ma anche di profondo valore politico e culturale.

Durante la giornata è stata portata l’attenzione su quanto i due temi, la violenza sulle donne e quella sui minori, siano connessi e quanto necessiti, anche alla luce degli studi e delle ricerche realizzati negli ultimi 30 anni, una stretta integrazione degli interventi di contrasto alla violenza commessa ai loro danni.

Alcune sentenze hanno ampiamente dimostrato il peso della sottovalutazione culturale del fenomeno e della legittimazione della violenza che ancora rileviamo, nonostante consistenti norme e direttive di contrasto. Questa sottocultura “delle attenuanti”, “della mendacità delle vittime”, “delle false denunce, per un vantaggio o per presunta minorità o disagio psichico delle vittime” ha una pesante ricaduta nei percorsi di donne, bambine e bambini vittime di questi crimini. Il fatto stesso che la legge 66 che definisce il reato di violenza sessuale come reato contro la persona veda la luce nel 1996, dopo trent’anni di lotte ci dice quanto sia stato difficile portare in primo piano i diritti delle donne, le bambine e i bambini nel nostro paese.

Durante il convegno sono stati ribaditi i diritti che spesso vengono totalmente disattesi nei percorsi giudiziari: diritto alla sicurezza, all’integrità, alla libertà, alla dignità, all’ uguaglianza.   E soprattutto il diritto al riconoscimento delle sofferenze e delle limitazioni alla propria realizzazione come esseri umani che la violenza provoca nelle donne, le bambine e i bambini.

E’ stato ribadito da più voci, durante la giornata, quanto il contesto di significato in cui vengono inserite le politiche e le azioni di contrasto e riparazione, sia cruciale per le donne e i minori che vivono situazioni di violenza, in quanto può consentire loro di sentirsi soggetti di diritti e non vittime colpevoli della loro condizione o, peggio ancora, malati, emarginati e non credibili, all’interno di stereotipi culturali che di fatto legittimano la violenza.

*Presidente Associazione Artemisia, Firenze

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