Gentile Direttore,
Il 25 novembre ricorre la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne per ricordare l’importanza della prevenzione e della sensibilizzazione sul fenomeno del femminicidio, eppure i mass media italiani continuano a fare spettacolarizzazione e cattiva informazione.
Le scriviamo per segnalarle il servizio del Tg1 serale, trasmesso domenica 17 novembre, sull’uccisione di Stefania Allodi, accoltellata e poi strangolata dal marito.
Esprimiamo tutta la nostra indignazione perché un femminicidio è stato raccontato, per l’ennesima volta, con parole, giudizi e stereotipi che occultano il problema della violenza maschile nelle relazioni di intimità con le donne.
Il servizio di Valentina Di Virgilio comincia definendo l’uccisione di una donna come femminicidio ma poi ne racconta la cronaca con i soliti clichè. A nulla serve che i giornalisti e le giornaliste, utilizzino la parola ‘femminicidio’ se poi la svuotano di significato inserendola in un testo che racconta la violenza contro le donne come un atto di ‘amore’ dettato da un crisi di ‘gelosia’.
Non si fa informazione corretta occultando una relazione di maltrattamento e controllo con la parola ‘lite’, ‘tarlo nascosto’ ecc. Nel servizio il senso critico e il principio di realtà sono stati spazzati via, anche descrivendo Diego Malavolta, il femminicida-suicida, come uomo ‘riservato’, ‘tranquillo’ e ‘innamoratissimo’.
E’ stata evidenziata la differenza di età tra vittima e aggressore che in quel contesto può suggerire considerazioni che nulla hanno a che vedere con le dinamiche della violenza.
In una relazione fatta di amore non esiste alcuna violenza!
La violenza non rientra nella normalità di una relazione affettiva!
La violenza contro le donne non è mai un fulmine a ciel sereno e non accade per raptus,
ma avviene in contesti di maltrattamento!
I mass media hanno grandi responsabilità nella scelta delle parole e dei contenuti che raccontano la cronaca delle violenze contro le donne.
Come e’ possibile che nella società italiana si impari a riconoscere la violenza se giornali, tv e siti web, la normalizzano come un evento possibile in una relazione con uomini pieni di ‘amore e tranquillità’?
I direttori delle testate giornalistiche hanno il dovere di fare una informazione corretta e scevra da illazioni, finalmente libera dalle distorsioni dell’immaginario della cultura sessista che romanza il femminicidio come ‘dramma della gelosia’ o del ‘troppo amore’.
La Convenzione di Istanbul, recentemente ratificata dall’Italia, richiama i mass media alla responsabilità di una informazione corretta senza stereotipi e pregiudizi. Abbiamo aperto da tempo un confronto con i giornalisti e le giornaliste sull’importanza del linguaggio nell’informazione, ma purtroppo nella pratica quotidiana permangono resistenze forti al cambiamento.
Chiediamo ancora una volta che sia fatta una informazione responsabile nel rispetto delle donne vittime di violenza e di femminicidio.