La vittimizzazione secondaria è subdola ed espone la donna a ulteriori fatiche, pericoli e umiliazioni, dopo aver deciso di intraprendere un percorso di uscita dalla violenza.
Ancora oggi, le donne che hanno subito violenza vengono giudicate e, con molta frequenza, non viene riconosciuta dalle forze dell’ordine, dai servizi sociali o dalla magistratura la violenza che hanno subito. Questa situazione, oltre ad allontanare sempre più le donne dalle istituzioni, le mette a rischio.
Ne parleranno l’8 maggio alle 14.30 Titti Carrano, avvocata civilista, ed Elena Biaggioni, penalista, del Gruppo avvocate di D.i.Re, Patrizia Romito, docente di Psicologia sociale all’Università di Trieste, Teresa Bene, docente di Diritto processuale penale all’Università della Campania, e Marcella Pirrone, presidente di WAVE, Women Against Violence Europe, la rete europea dei centri antiviolenza.
Non è un titolo scelto a caso, come racconta il caso Talpis. È ormai urgente mettere la prevenzione e il contrasto della violenza maschile sulle donne tra le priorità dell’agenda politica. Farlo richiede un cambiamento culturale, che deve riguardare anche il funzionamento del sistema della giustizia. Le leggi ci sono, vanno applicate.