W20 incontra il gruppo di lavoro del Position Paper “Il cambiamento che vogliamo. Proposte femministe a 25 anni da Pechino”.
Una nutrita rappresentanza delle organizzazioni ed esperte che hanno redatto il Position Paper “Il cambiamento che vogliamo. Proposte femministe a 25 anni da Pechino” con il coordinamento di D.i.Re-Donne in rete contro la violenza, ha incontrato ieri il W20, Women 20, il Gruppo di lavoro sulle donne della società civile che accompagna – dal 2016 – i summit del G20, di cui l’Italia detiene la presidenza per la prima volta.
“Il Position Paper contiene proposte per il governo italiano, ma essendo modellato sulle indicazioni di Pechino+25 i problemi analizzati sono globali e riguardano i paesi – anche molto diversi tra loro – che sono nel G20”, ha detto aprendo l’incontro Marcella Pirrone, avvocata che fa parte del Gruppo internazionale di D.i.Re ed è attualmente presidente di WAVE-Women Against Violence Europe.
Chair del W20 è Linda Laura Sabbadini. Il 22 febbraio la delegazione italiana del W20 dovrà presentare la bozza di Communiqué, il sintetico documento che il W20 proporrà poi alle delegazioni governative del G20, affinché ne tenga conto per il documento conclusivo con gli impegni politici del Summit che si terrà a maggio.
“Oltre ai temi centrali del G20 – ovvero finanza, lavoro, digitale – il governo italiano intende impostare il G20 secondo 3 parole chiave – people, planet, prosperity. Per quanto riguarda le donne, proporremo di includere la violenza di genere e le tematiche green”, ha spiegato Martina Rogato, sherpa del W20 che cura le relazioni con le delegazioni femminili degli altri paesi.
Per Maria Grazia Giammarinaro, rappresentante di GIUdIT e già Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla tratta, “è fondamentale uno sguardo ampio sulla violenza di genere, capace di comprendere le connessioni tra violenza sessuale, violenza nelle relazioni intime, sfruttamento sessuale e lavorativo, che sono tutte gravi violazioni dei diritti umani delle donne”, mentre Elena Biaggioni, penalista e referente del Gruppo avvocate di D.i.Re, ha sottolineato come essa “vada inquadrata nella prospettiva della discriminazione contro le donne e del persistente gender gap, perché la violenza diventa un ostacolo al godimento di tutti i diritti delle donne, dalla partecipazione alla vita pubblica, al lavoro, alla dimensione personale in ogni sua manifestazione”.
“Senza dimenticare che i diritti umani delle donne comprendono anche i diritti sessuali e riproduttivi”, ha aggiunto Laura Onofri di Se non ora quando – Torino.
Il Communiqué del W20 e gli impegni del G20 non possono assolutamente prescindere “dalla prospettiva del contesto post-Covid”, hanno affermato in molte, “che ha evidenziato non solo l’aggravarsi della condizione delle donne da tutti i punti di vista, ma anche l’importantissimo ruolo giocato dalle donne per la tenuta dei sistemi-paese, che va assolutamente sostenuto con proposte mirate a superare il gender gap nelle istituzioni”, ha detto Claudia Pividori, esperta di diritti umani del Centro Veneto Progetti Donna.
Per un cambiamento di prospettiva, e per superare approcci maschili che si sono rivelati fallimentari nella gestione della pandemia, “occorre intervenire sul sistema universitario”, ha spiegato Paola Sdao, dell’Università della Calabria oltre che parte del Gruppo ricerca e statistiche di D.i.Re, “con proposte che vadano a incidere sia sulla segregazione verticale – per cui sono ancora pochissime le donne che arrivano ai vertici degli atenei – che sulla segregazione orizzontale, per contrastare l’assenza delle donne da ambiti di ricerca, come l’intelligenza artificiale, che rischiano di modellare il futuro seconda una prospettiva di genere solo maschile”.
Da questo punto di vista, “occorre porre attenzione anche al linguaggio adottato nei Communiqué, superando la tendenza a utilizzare un linguaggio ‘neutro’ che oblitera la presenza e il valore delle donne”, ha raccomandato Cecilia Robustelli, linguista e docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Con uno sguardo rivolto “alle fasi del femminismo che hanno saputo rivoluzionare la società, attraverso l’accesso al voto, ai diritti, alle carriere e l’affermazione del rispetto per le diversità, ora – in questo tempo, in questa società ed economia sconvolte dalla pandemia – il concetto chiave portato in luce e affermato dalle donne è quello della cura”, ha proposto Giovanna Badalassi, presidente di Ladynomics, “che dovrebbe informare fin dal paragrafo di apertura il Communiqué del W20, così da tenere dentro nuove declinazioni anche per il lavoro, la finanza, le persone, la prosperità, il pianeta”.
Accolta molto favorevolmente l’idea di includere “il Green nelle tematiche del W20, perché le proposte delle eco-femministe a livello globale stanno già trovando applicazione concreta”, ha sottolineato Eliana Rasera di IF, Iniziativa Femminista.
“Sarebbe utile proporre anche una revisione degli indicatori, per uscire dalla gabbia del PIL che non misura affatto il benessere delle persone, né quello del pianeta”, ha aggiunto Laura Cima di IF, ricordando “il lavoro fatto in Italia per il BES, l’indicatore di Benessere equo e sostenibile, che potrebbe essere presentato come un contributo di qualità dell’Italia al G20”.
Tutte le proposte avanzate “sono molto interessanti per il lavoro di stesura della prima bozza del Communiqué che ci apprestiamo a fare, il dibattito è stato ricco”, ha affermato in conclusione Linda Laura Sabbadini, “e ci impegneremo a trovare una sintesi. La grande sfida sarà delineare una Road map per l’empowerment delle donne”.
“Il 2020 è stato l’anno in cui le donne hanno dimostrato di essere la salvezza del mondo. Ciò dovrà riflettersi nel Communiqué di Women20”, ha aggiunto. “Con le nostre proposte condivise da tutte le delegazioni dei 20 paesi dobbiamo fare un balzo anche negli obiettivi. Dovremo essere combattive perché – come ha dimostrato l’Italia nel declinare le misure del Recovery Plan per il nostro paese – i governi sono ancora molto lontani dal comprendere l’enorme potenziale delle donne e la portata delle loro proposte”.
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