Il racconto di una giovane donna in formazione
Mariabruna Pelaggi*
Le due giornate hanno consentito a tutte noi di apprendere specifiche skills sull’orientamento al lavoro, l’empowerment delle donne accolte nei centri prescelti, oltre che fornirci gli strumenti essenziali per poter essere loro d’aiuto in tale contesto. Abbiamo anche avuto modo di confrontarci, insieme alle docenti e alla coordinatrice del progetto, Daniela Santarpia, sulle diversità e/o punti in comune dei contesti regionali e su quelle che potrebbero essere elette buone prassi.
La prima giornata condotta dalla Francesca Fadda (Centro antiviolenza Ananke di Pescara), ha permesso di ripercorrere la storia dell’orientamento di genere dagli albori ad oggi. Nel prosieguo sono state trattate tematiche che consentiranno la messa in atto di un progetto specifico applicabile ad ogni singola donna.
Ci siamo rese conto di quanto sia importante conoscere a fondo il mercato del lavoro, la normativa nazionale e regionale e la possibilità di “intessere reti” con gli enti presenti sul territorio di riferimento.
Nella seconda giornata condotta dalla Giovanna De Simone (Centro Donna di Ferrara) è stata focalizzata l’attenzione sui tirocini, a partire dalla normativa nazionale e regionale. Strettamente connesso è il tutoraggio: ognuna di noi avrà questo compito al fine di seguire le donne afferenti al CAV in un percorso che si concretizza nell’inclusione sociale.
Sono convinta che momenti come quelli vissuti in occasione del corso di formazione rappresentino una ricchezza da diversi punti di vista: professionalmente, consentono di ampliare il nostro campo di azione a favore delle donne con le quali lavoriamo quotidianamente, apprendendo nuove conoscenze e perfezionandoci su quanto abbiamo avuto modo di fare esperienza; dal punto di vista personale, invece, ritengo consentano di confrontarsi con le diverse realtà regionali, con le diverse amiche e compagne, conoscere quelle che non si erano mai incontrate e perché no, stringere con alcune di esse rapporti che possano andare oltre la semplice relazione professionale e di condivisione politica.
In quanto referente del Progetto Guess per il Centro antiviolenza di cui faccio parte, quando ho appreso che eravamo state selezionate tra quelli che vi avrebbero partecipato sono stata pervasa da una serie di emozioni: felicità, orgoglio ma anche timore nell’affacciarmi ad un percorso totalmente nuovo per me e le mie compagne di Cosenza. La mia voglia di fare ed apprendere hanno subito cancellato la paura del fallimento, anche se permane il senso di responsabilità che rappresenta però un incentivo a fare del mio meglio per me stessa, il mio Centro e tutte le donne che ci chiederanno sostegno da quest’altro punto di vista.
É stato bellissimo notare come non vi sia competizione tra noi donne che abbiamo preso parte al corso e che il confronto è stato un momento di crescita e non di critica negativa.
Durante il corso abbiamo avuto modo di parlare di noi, delle nostre esperienze. Ci siamo ritrovate spesso, con molte, su dubbi che insieme sono stati chiariti e su paure che ugualmente in gruppo sono state affrontate. Le espresse difficoltà di alcune, hanno trovato il sostegno ed i preziosi consigli di quante ci erano già passate; i successi di altre sono stati da incentivo per tutte!
Altro gradito momento di confronto è stato quello della pausa pranzo. Come diceva Claudia Ciccarelli del Associazione Osservatorio Giulia e Rossella, con la quale ho condiviso questo momento di riflessione sul Corso: “Condividere concetti lavorativi intorno ad una tavola imbandita, regala la sensazione di appartenere ad un grande gruppo di lavoro che si muove in una direzione comune. Se in più a ciò si affianca l’utilizzo di una imprescindibile competenza trasversale, la creatività, si torna a casa con un bagaglio arricchito di confronti propositivi, costruttivi e funzionali ai fini di una crescita della propria realtà professionale e personale”.
Un’altra compagna Beatrice del Centro Donna Giustizia di Ferrara commenta così quanto vissuto insieme:
“Ritengo che il corso sia una buona possibilità di crescita come Centri, come operatrici dello Sportello e come donne. Il fatto che sia stato di due giorni ha permesso di confrontarci anche sulle peculiarità dei diversi territori di provenienza e sulle realtà dei diversi Centri, per non parlare delle difficoltà che ci accomunano, come i rapporti con i servizi sociali ed i Comuni. Trovo sia stato travolgente; le docenti sono state molto brave nel rendere le due giornate interessanti e per nulla noiose. Un’esperienza che mi è piaciuta molto!”
So perfettamente che quanto è stato seminato durante i giorni del corso non si è consumato lì, ma la condivisione e la collaborazione continueranno anche a distanza, essendoci anche dotate di strumenti che la tecnologia contemporanea ci consente di utilizzare per tenerci in contatto e poter fare riferimento ed affidamento l’un l’altra nella messa in pratica di quanto appreso a Roma.
La rete dei Centri Antiviolenza è un luogo simbolico che unisce in nome di un principio quanto più possibile condiviso, ma grazie a simili incontri, questa diventa anche un luogo fisico fatto di relazioni tra donne accomunate dalle stesse aspettative, energie, esperienze vissute ed entusiasmo. Questo è quanto abbiamo potuto toccare con mano durante queste due giornate: determinazione e voglia di fare insieme; e questo crediamo sia il senso di far parte di una Rete!