Poche Ministre, 5 su 8 senza portafoglio
“Una occasione mancata, decisamente”. Così Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, a proposito della lista di ministri e ministre presentata da Mario Draghi.
“Prendiamo atto che ancora una volta non è stato fatto un passo per affrontare con l’energia dovuta il drammatico gender gap dell’Italia, che si è molto aggravato a causa della crisi economica generata dalla pandemia e che sappiamo essere alla radice della violenza maschile contro le donne che non accenna a diminuire”, chiarisce Veltri.
“Salta agli occhi in maniera drammatica la differenza con altri paesi europei che hanno nominato donne alla guida dei loro governi: Sanna Marin in Finlandia, Brigitte Bierlein in Austria, Mette Frederiksen in Danimarca, Katrín Jakobsdóttir in Islanda, Erna Solberg in Norvegia per non dire di Angela Merkel in Germania”, nota Veltri.
“Ancora una volta le donne nel governo, nonostante le competenze di cui hanno dato prova in questo mesi, sono solo 8, il 32 per cento, e di queste solo 3 sono ministre con portafoglio”, aggiunge Veltri.
“Lo scrivevamo già a luglio scorso, nel Position Paper ‘Il cambiamento che vogliamo. Proposte femministe a 25 anni da Pechino’: occorrono risorse concrete e programmate, dedicate ad azioni positive per affrontare la disparità di genere in tutte le politiche e misure che l’Italia appronterà, a cominciare dall’utilizzo dei fondi del Next Generation EU”, rilancia la presidente di D.i.Re. “Perché senza risorse per le donne non si esce dalla crisi”.
“Rimane la nostra disponibilità al dialogo con la ministra Bonetti per riprendere la discussione sulla revisione del Piano nazionale antiviolenza, lo stanziamento di fondi e la revisione dell’Intesa Stato-Regioni sul sistema antiviolenza”, afferma Veltri.
“Guarderemo all’elaborato di ogni ministero affinché il gender mainstreaming, l’inserimento di misure che abbiano un impatto sulla condizione delle donne, non rimanga sulla carta. E saremo presenti con forza contro ogni attacco alla libertà e all’autodeterminazione delle donne”, conclude la presidente di D.i.Re.