Scuola di Politica dei Centri Antiviolenza
Orietta Paciucci*
La Scuola di Politica dei Centri Antiviolenza giunge alla sua terza edizione nella convinzione che agire una politica delle donne per le donne sia la sola garanzia della presenza e della riconoscibilità dei Centri.
Riconoscibilità, purtroppo, offuscata e non tutelata da una azione governativa sempre più incline a legiferare in modo emergenziale, disattendendo la Convenzione di Istambul e le prassi europee.
Nonostante ciò i Centri D.i.Re hanno dimostrato di essere radicati , di resistere nel tempo e di avere una salda proiezione nel futuro.
Forse è proprio questa capacità di resistenza ad accomunarli ad un territorio notoriamente provato, quale quello dell’Aquila, e alle sue donne che questo territorio hanno comunque saputo difendere e riconnettere. Saranno loro ad accoglierci per le tre giornate seminariali del prossimo giugno.
Alcune di noi nel 2011 e nel 2015 hanno partecipato alle giornate aquilane, organizzate dal movimento di donne, oggi associazione, TerreMutate e dal CAV, abbiamo,variamente, condiviso il lungo percorso che di recente le ha portate ad inaugurare la Casa delle Donne, dove hanno trovato ospitalità il Centro e la storica Biblioteca delle donne fondata nel 1987. Soluzione, questa, provvisoria, in attesa della ristrutturazione, su cui le TerreMutate vigilano, di un antico palazzotto nei pressi della Basilica di Collemaggio , sede definitiva della Casa.
Nel seminario tutte noi, operatrici dei Centri antiviolenza, ci incontremo per riflettere ed ampliare lo sguardo critico sulle differenze e le criticità che ci attraversano:
il “crescere per crescere”, l’inerzia delle nostre pratiche, i problemi di democrazia interna.
I temi individuati per l’elaborazione e la discussione nei gruppi sono:
1) Centri antiviolenza: spazi di elaborazione femminista, formazione e trasmissione dei nostri saperi (questo primo gruppo dovrebbe esplorare il nodo di quanto siamo diventate “istituzione” a danno del nostro agire politico, quanto riusciamo a catalizzare giovani donne accogliendo il bisogno di lavorare e aprendo poi loro l’orizzonte del femminismo , come affrontiamo o subiamo i problemi di democrazia interna)
2) Strategie di sopravvivenza e resistenza (questo secondo gruppo dovrebbe riflettere criticamente sulle nostre differenze e difficoltà per capire come fronteggiare l’ istituzionalizzazione rinforzando le nostre istanze culturali)
3) Qual’è la nostra metodologia specifica che ci differenzia (questo gruppo dovrebbe focalizzarsi sulla metodologia a partire dal ruolo delle operatrici, delle avvocate e delle psicologhe)
4) La relazione con le donne migranti (questo gruppo dovrebbe affrontare le modalità di lavoro specifiche ed il coinvolgimento delle donne migranti e le ulteriori forme di violenza che loro incontrano, la tratta, i matrimoni forzati, le MGF, le diverse forme di segregazione).
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Associazione Donatella Tellini Onlus, L’Aquila