a cura di: Donata Pagetti Vivanti, Silvia Cutrera, Luisa Bosisio Fazzi (Forum Italiano sulla Disabilità)
L‘attuazione del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 (1) è affidata al livello di governance regionale. Sebbene tutte le regioni italiane abbiano adottato una legislazione di contrasto alla violenza di genere, poche hanno adottato piani regionali completi, alcune hanno approvato solo Linee guida, altre hanno regolamentato solo alcune questioni, come l’Osservatorio regionale, pochi dei piani o Linee guida regionali approvati menzionano la discriminazione intersettoriale delle donne con disabilità. Si segnala l’inaccessibilità ambientale fisica, di approccio e di comunicazione per le donne e le bambine con disabilità delle strutture di supporto e assistenza e delle campagne di sensibilizzazione e prevenzione. La mappatura dei centri antiviolenza e delle case rifugio, non ne contempla l’accessibilità: le vittime di violenza con disabilità non hanno un accesso adeguato ai servizi. Il Decreto (2) relativo ai criteri di ripartizione dei Fondi nazionali alle Regioni, non prevede azioni specifiche a favore di donne e ragazze con disabilità(3). Nei due Osservatori nazionali sulla violenza di genere (4) e sull’uguaglianza di genere (5), non è presente alcuna Associazione che rappresenti le persone (donne) con disabilità , come pure negli organismi decisionali a livello regionale.
La mancanza di dati statistici specifici su bambine e donne con disabilità rende invisibile la violenza maschile nei loro confronti e impedisce di pianificare attività e servizi mirati. Le politiche e la legislazione di contrasto alla violenza di genere viaggiano su un binario parallelo alle politiche e alla legislazione sulla disabilità, non riuscendo così a intercettare i bisogni specifici delle donne con disabilità, La discriminazione intersezionale (6) che colpisce le donne con disabilità non è riconosciuta nelle leggi e nel linguaggio.
Le campagne di sensibilizzazione e prevenzione non sono rivolte a bambine e donne con disabilità o alla loro portata, perché non sono supportate da linguaggi e strumenti adeguati (formato “facile da leggere”, linguaggio dei segni, sottotitoli, descrizioni audio, formato braille, ecc.). I media, sia pubblici che privati, non prestano tuttora alcuna attenzione al fenomeno della violenza su bambine e donne con disabilità. L’Autorità Nazionale per le Comunicazioni (AGCOM) non prevede nella sua azione di regolamentazione, analisi e monitoraggio alcun riferimento specifico alle bambine e alle donne con disabilità”. Il rischio di essere vittime di azioni e parole d’odio è maggiore anche nel mondo digitale, come già confermato dalla settima mappa dell’intolleranza di VOX – Osservatorio Italiano sui Diritti. Malgrado alcuni esempi positivi (7), come ADV (Against Domestic Violence) dell’Università di Milano-Bicocca, la situazione della formazione sulla natura della violenza contro le donne con disabilità e sulle sue conseguenze, in particolare degli agenti delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario, è largamente insufficiente.
Il diritto di essere uguali davanti alla legge (8) non è pienamente garantito alle donne con disabilità, in particolare intellettiva e/o psicosociale: ad oggi sono ancora in vigore gli istituti giuridici dell’interdizione e dell’inabilitazione, e anche l’attuale istituto giuridico dell’amministrazione di sostegno si presta alla soppressione arbitraria dei diritti delle persone con disabilità. Nel caso di donne con disabilità che hanno denunciato le violenze subite, si riscontra un’ulteriore discriminazione durante il procedimento di affidamento dei figli: le donne con disabilità sono spesso sottoposte a valutazioni delle loro capacità genitoriali utilizzando parametri standard, senza considerare la condizione di disabilità. Ciononostante, nel recente rapporto (9) della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni altra violenza di genere del maggio 2022, le donne con disabilità appaiono completamente e gravemente ignorate.
A causa di miti, stereotipi e scarsa conoscenza della disabilità, le donne con disabilità subiscono trattamenti discriminatori e abusi in particolare nell’ambito della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi, come la sterilizzazione forzata, la contraccezione forzata e l’aborto forzato. Le donne e le bambine con elevate necessità di sostegno, e quelle che vivono in contesti istituzionali sono particolarmente vulnerabili a questi abusi.
Note e riferimenti: