Decreto contro il femminicidio: alcuni aspetti sono positivi, ma ci sono, sul tavolo, interventi politici da attuare a sostegno delle donne e dei centri
Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un pacchetto di misure urgenti contro il femminicidio. Alcune delle misure adottate recepiscono le istanze che D.i.Re, donne in rete contro la violenza, ha portato all’attenzione delle Istituzioni e della pubblica opinione.
Sono particolarmente importanti la previsione dell’aggravante nel caso in cui la violenza avvenga alla presenza dei figli minorenni e il riconoscimento di un permesso di soggiorno per motivi umanitari alle donne migranti vittime di violenza.
La norma che prevede l’arresto in flagranza di reato potrebbe avere sicuramente effetti immediati positivi, in quanto consente l’allontanamento dell’autore della violenza. Tuttavia questa misura potrebbe essere vanificata se non accompagnata da una adeguata formazione dei diversi soggetti coinvolti, che dovrebbe portare innanzitutto al riconoscimento della violenza maschile contro le donne ancora troppo spesso confusa con il conflitto familiare.
La norma che prevede la irrevocabilità della querela rappresenta una importante assunzione di responsabilità dello Stato. Essa limita l’autodeterminazione e l’autonomia delle donne in un contesto politico e culturale, quale quello italiano, in cui non c’è una adeguata protezione delle donne vittime di violenza.
Qualunque percorso di fuoriuscita dalla violenza deve essere accompagnata da misure concrete di sostegno alle donne. Innanzitutto, occorre rafforzare i centri antiviolenza dotandoli di finanziamenti pubblici certi e adeguati. I centri antiviolenza sono l’ unica esperienza in Italia che sostiene le donne nel difficile percorso di uscita dalla violenza con azioni coordinate e multidisciplinari basate su un approccio di genere.
Restano da realizzare l’istituzione di un osservatorio nazionale sulla violenza, progetti che rafforzino l’autonomia delle vittime, la formazione adeguata degli operatori che entrano in contatto con situazioni di violenza, i protocolli di intervento delle forze dell’ordine, pronto soccorso, servizi sociali, omogenei su tutto il territorio nazionale, il sostegno e finanziamento ai centri, la sensibilizzazione del fenomeno ed interventi educativi nelle scuole. Azioni per affrontare in maniera globale un fenomeno che e’ soprattutto culturale e non criminale.