D.i.Re contro l’ammonimento per la violenza sessuale: no alla depenalizzazione di un reato crudele.

COMUNICATO STAMPA

D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza ha partecipato all’audizione informale nell’ambito dell’esame, in sede referente, delle proposte di legge C. 439 Bonetti, C. 603 Ascari, C. 1245 Ferrari e C. 1294 Governo, recanti “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”.

Se già la valutazione dell’ammonimento in generale non è positiva, ma viene identificato come uno strumento potenzialmente pericoloso per le donne, per quanto riguarda l’introduzione dell’ammonimento ai sensi dell’art. 8 per l’ipotesi di violenza sessuale, D.i.Re esprime un dissenso totale e la richiesta della sua immediata eliminazione.

Mentre l’ammonimento per lo stalking ha una ratio precisa e riguarda un reato commesso in modo progressivo – si auspica che l’ammonito smetta prima di una escalation, anche se le esperienze delle donne accolte dai centri antiviolenza raccontano altro, l’introduzione dell’ammonimento per il reato di violenza sessuale è irricevibile.

La gravità dell’introduzione dell’ammonimento per il reato di violenza sessuale è nel risultato che produrrebbe: depenalizzare la violenza sessuale, in palese violazione della Convenzione di Istanbul che chiede la criminalizzazione di questo reato.

Non riusciamo a comprendere quale sia il principio che ha guidato la redazione di questa proposta. Come già più volte dichiarato, la Rete nazionale dei Centri antiviolenza non vede con favore la procedibilità d’ufficio nei casi di violenza sessuale, perché questa modalità non tiene conto dei tempi e della volontà delle donne.” – dichiara Elena Biaggioni, vicepresidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “È invece urgente e fondamentale che – una volta attivato il processo di denuncia dalla donna, questo segua binari certi ed efficienti, senza che la vittima debba percorrere un nuovo calvario di rivittimizzazione” continua Biaggioni. “Quando una donna decide di parlare e denunciare una violenza sessuale, deve seguire un procedimento penale non una reprimenda, una sgridata con l’intimazione al violento di non farlo più” conclude la vicepresidente.

A questo LINK il documento dell’audizione depositato alla Commissione Giustizia

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