Assoluzione e nomina di un frate francescano assessore alla miseria umana e materiale

Il 9 Giugno la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di assoluzione per Fedele Bisceglia. Ogni sentenza, a seconda della posizione di chi osserva e valuta, pesa come un macigno perché, a prescindere dagli esiti, è l’epilogo di una storia. I processi per stupro sono epiloghi di storie sbagliate. Questa come tante altre è una storia sbagliata.

Le storie di violenza sulle donne e l’estenuante lunghezza degli iter processuali sono storie sbagliate.
Lo sono per le donne, per la comunità intera, per chi, come noi, lotta da 30 anni per i diritti e la libertà di ognuna.
Pesano sulle nostre spalle quelle sentenze in cui il discredito nei confronti delle donne e una cultura assolutoria nei confronti di uomini violenti si impongono, a volte contro ogni più incontestabile evidenza.

Tuttavia, quello che sembra un peso insostenibile, non rallenta e non rallenterà di un secondo il nostro impegno quotidiano e la nostra fiducia in ogni donna che a noi si rivolge.
Abbiamo creduto al racconto di abuso e di violenza consegnatoci da suor Tania e confidato in un disvelamento della verità e in un risarcimento simbolico.

La nostra visione laica resta in sintonia con la convinzione che la dimensione del sacro e dell’inviolabilità del corpo delle donne debbano avverarsi ovunque.

Il nostro abbraccio e il nostro calore è intatto, e va, oggi come ieri, a suor Tania, alle sue sorelle, a tutte le donne che dal fondo di una mortificazione millenaria trovano la forza di parlare.
Le donne nel processo hanno testimoniato, col loro racconto, condizioni di vita, che si avvicinano poco al rispetto e all’accoglienza e invece si spalmano su violenze, neanche poco manifeste.
La nostra strada verso la creazione di un mondo più giusto e rispettoso nei confronti delle donne continua ad essere tracciata da chi, insieme a noi, è andata e andrà, in direzione ostinata e contraria all’abuso dell’esercizio del potere e all’insabbiamento e imbavagliamento della verità.

Rispettiamo questa sentenza, rinnovando la nostra incrollabile fiducia nella parola delle donne, senza però tacere di fronte al “riconoscimento” che la città di Cosenza ha inteso dare a Fedele Bisceglia.
Il 25 Giugno, infatti, Fedele Bisceglia, condannato in primo grado nel 2011 a nove anni e tre mesi per lo stupro di una suora, dopo l’assoluzione nel secondo processo d’appello dalla Corte di Catanzaro del 9 giugno 2015, confermata dalla Cassazione il 9 giugno 2016, è stato chiamato dal sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, a far parte della sua Giunta in qualità di Assessore al “contrasto alle povertà, al disagio, alla miseria umana e materiale, al pregiudizio razziale e religioso, alla discriminazione sociale; ambasciatore degli invisibili e degli ultimi”.

La notizia crea sconcerto e indignazione.
La scelta politica del Sindaco della città calabrese non ci piace perché non si addice alla dimensione istituzionale e di governo; di certo non rappresenta la comunità; esprimiamo tutta la nostra contrarietà, manifestando alle donne, come sempre, la nostra fiducia, la nostra presenza e il nostro impegno al loro fianco perché è dal silenzio della violenza che si può e si deve uscire per costruire un mondo migliore di libertà per tutte e tutti.

 

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