L’Osservatorio sulla vittimizzazione secondaria nasce per rafforzare l’impegno di D.i.Re per porre fine a una delle conseguenze più dolorose dei percorsi giudiziari che le donne affrontano per porre fine alla violenza che subiscono, ovvero l’essere rese nuovamente vittime a causa di procedure e approcci che non riconoscono o minimizzano la violenza subita, mettono in dubbio la loro credibilità, le colpevolizzano per la stessa violenza subita, sottovalutano l’impatto della violenza assistita da figli e figlie e impongono forzatamente forme di bigenitorialità che consentono agli uomini maltrattanti di reiterare comportamenti abusanti nei loro confronti.

Con l’indagine Il (non) riconoscimento della violenza domestica nei tribunali civili e per i minorenni, presentata a luglio scorso, D.i.Re ha fotografato nel dettaglio – attraverso il lavoro delle avvocate che supportano le donne nei centri antiviolenza della rete – le modalità in cui si attua la vittimizzazione secondaria:

  • non si tengono in considerazione allegazioni e documentazione che provano la violenza subita dalle donne, che diventa “liti in famiglia”, una formulazione che pone la donna che subisce violenza sullo stesso piano dell’uomo che la agisce;
  • si impongono, anche attraverso l’affidamento ai servizi sociali, forme di mediazione familiare, vietata dalla Convenzione di Istanbul in situazioni di violenza, che espongono donne e minori a gravi rischi di abuso;
  • si sottopongono le donne a CTU, consulenze tecniche d’ufficio, che accusano le donne di essere madri ostative o alienanti e che i magistrati trascrivono nei propri decreti, arrivando fino a imporre la separazione forzata di bambini e bambine dalle madri per essere “rieducati/e” alla relazione con il padre che rifiutano.

L’Osservatorio sulla vittimizzazione secondaria di D.i.Re è composto da 30 esperte dei centri antiviolenza con profili professionali diversi: avvocate, psicologhe, sociologhe, operatrici, educatrici. Tutte hanno una lunga esperienza nel supportare le donne nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza affrontando anche le sofferenze generate dalla vittimizzazione secondaria.

L’Osservatorio sulla vittimizzazione secondaria di D.i.Re rileverà, attraverso ricerche di tipo qualitativo e quantitativo, l’impatto della vittimizzazione secondaria sulle donne che hanno subito violenza e sui loro figli, per offrire elementi di riflessione concreta necessari per promuovere un cambiamento nell’approccio istituzionale, e in particolare giudiziario, e nelle procedure per porre fine alla vittimizzazione secondaria.

Il campo di ricerca dell’Osservatorio sulla vittimizzazione secondaria di D.i.Re saranno le 84 organizzazioni che compongono attualmente la rete D.i.Re, presenti in 19 regioni dove gestiscono 111 centri antiviolenza, 64 case rifugio e circa 150 sportelli antiviolenza. Vi lavorano oltre 3.000 operatrici che supportano annualmente oltre 20.000 donne. Il 99 per cento dei centri antiviolenza della rete D.i.Re offre anche supporto legale, il 91 per cento consulenza psicologica (rilevazione dati 2020). Un campo di osservazione privilegiato, dove si affronta quotidianamente l’impatto della vittimizzazione secondaria.

L’Osservatorio sulla vittimizzazione secondaria di D.i.Re formulerà, sulla base dei risultati delle indagini condotte, proposte e raccomandazioni alle istituzioni di tutti i livelli – governo, parlamento, magistratura, amministrazioni locali, servizi sociali, organismi professionali e di categoria di tutte le figure professionali che sono coinvolte nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza – per avviare i cambiamenti necessari per evitare la vittimizzazione secondaria.

“Continuiamo a vedere le distorsioni di un sistema antiviolenza prigioniero di stereotipi e pregiudizi contro le donne, e le conseguenze gravissime di procedure giudiziarie che portano a non proteggere adeguatamente le donne e i minori, o a imporre loro sofferenze assolutamente ingiustificate. Un calvario che deve avere fine”, afferma Nadia Somma, consigliera nazionale di D.i.Re e referente dell’Osservatorio sulla vittimizzazione secondaria.