La Convenzione di Istanbul è un trattato internazionale del Consiglio d’Europa che mira a prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. La Convenzione è stata adottata nel 2011 e finora è stata ratificata da 34 paesi. L’Unione Europea ha firmato la Convenzione nel 2017, ma ha impiegato più di dieci anni per confermare la propria adesione.
In questa intervista a Marcella Pirrone, avvocata D.i.Re e presidente di WAVE – Women Against Violence Europe, la rete che riunisce 160 organizzazioni di 46 paesi europei, approfondiremo il significato e le implicazioni di tale adesione per la protezione dei diritti delle donne e la lotta contro la violenza di genere.
Cosa cambia con l’adesione alla Convenzione di Istanbul?
Anzitutto l’accesso è simbolicamente e politicamente molto importante perché conferma l’importanza della Convenzione Istanbul e rafforza per tutti i paesi dell’Unione europea i principi della Convenzione stessa. Da un punto di vista operativo, nelle materie di competenza europea, le norme dovranno rispettare ed adeguarsi ai dettami della Convenzione in materia di violenza maschile contro le donne e violenza domestica.
Possiamo aspettarci delle ricadute positive per le donne europee?
Per le donne dell’Unione Europea comporta l’avere a disposizione un quadro e un riferimento normativo efficace, chiaro ed esaustivo. Per quanto riguarda la parte di applicazione delle norme, è importante evidenziare che l’Unione Europea sarà soggetta al monitoraggio da parte del GREVIO come ogni singolo Stato che ha ratificato la convenzione. Quindi la procedura di monitoraggio che noi ben conosciamo: questionario, visita, probabilmente input da parte della società civile e raccomandazioni.
Attenzione, per i Paesi dell’Unione Europea che non hanno ad oggi ratificato la Convenzione (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Lituania e Lettonia) non comporterà automaticamente l’accesso ma è un forte messaggio politico da parte dell’Unione una forma di moralsuasion.
Per tutti i Paesi che sono in attesa di entrare nell’Unione Europea, è un messaggio forte per procedere alla ratifica, saranno chiamati a rispettarne gli standard.
Perché ci sono voluti 10 anni?
Ci sono state resistenze politiche che hanno portato alla richiesta di parere alla ECJ (con conseguente allungamento dei tempi) che tuttavia ha chiarito che per L’UE è possibile aderire, ma anche che – importante – non serve l’unanimità! Ovviamente se fosse servita l’unanimità non ci sarebbe mai stata adesione.