2 aprile 2020. “I fondi ora sbloccati dal Dipartimento Pari opportunità sono risorse ordinarie già destinate nel 2019 al Piano nazionale antiviolenza, che aspettiamo dall’anno scorso. Non si tratta del fondo straordinario richiesto e destinato ai centri antiviolenza per l’emergenza Covid 19. Le risorse inoltre saranno gestite dalle Regioni: questo significa che alcuni dei centri della rete D.i.Re non otterranno tali fondi”.
Antonella Veltri, presidente di D.i.re – Donne in rete contro la violenza, commenta così il Decreto con cui la Ministra per le Pari opportunità ha sbloccato i 30 milioni del Piano nazionale antiviolenza previsti per l’anno 2019, di cui 20 milioni per l’attività ordinaria di centri antiviolenza e case rifugio e 10 milioni per ‘specifiche attività collaterali per il contrasto della violenza’, ora dirottati sull’emergenza Covid19 attraverso le Regioni. “Si sottraggono di fatto risorse ad attività quali la formazione e l’inserimento lavorativo delle donne sopravvissute alla violenza, che pure sono essenziali per completare l’attività di accoglienza e supporto realizzata dai centri antiviolenza”.
“La gestione ordinaria dei centri antiviolenza richiede impiego di risorse che non sono pervenute nei tempi dovuti e l’avvento dell’epidemia ha determinato un aggravio molto pesante delle attività”, prosegue Veltri. “Le richieste erano chiare”.
“Abbiamo chiesto un fondo ad hoc per l’emergenza coronavirus, perché i fondi ordinari servono a finanziare il minimo indispensabile dell’attività dei centri”, spiega Mariangela Zanni, consigliera D.i.Re per il Veneto. “Inoltre non tutti i centri ottengono questi fondi mentre è prioritario che tutti i centri D.i.Re, che sono tutti rimasti attivi in questo periodo, possano accedere a tali risorse”.
“Siamo molto preoccupate. Chiediamo che le Regioni definiscano rapidamente criteri omogenei per l’assegnazione immediata dei fondi ai centri antiviolenza, utilizzando i criteri stabiliti dall’Intesa Stato-Regioni e nel rispetto della Convenzione di Istanbul”, conclude Veltri, “e che le procedure stabilite per l’erogazione dei finanziamenti siano monitorate dal Dipartimento Pari opportunità affinché le risorse raggiungano effettivamente i centri antiviolenza che sono da sempre, e ora più che mai, un presidio fondamentale in ogni territorio”.