COMUNICATO STAMPA
D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza: il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa segnala nuovamente le gravi mancanze dell’Italia nell’attuazione delle sentenze su violenza contro le donne
D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza esprime soddisfazione per l’ennesimo richiamo del Comitato dei Ministri d’Europa all’Italia: la procedura di monitoraggio per l’esecuzione delle sentenze della Corte europea in materia di violenza contro le donne ha segnalato gravi inadempienze e mancate risposte.
“Un grande riconoscimento del nostro lavoro, che ha come obiettivo quello di evidenziare le gravi carenze del sistema di protezione delle donne che subiscono violenza. Lavoro che vede in prima linea le esperte di D.i.Re che hanno portato all’attenzione del Consiglio dei Ministri informazioni e dati che dimostrano quanto sia ancora difficile il percorso giudiziario per le donne che subiscono o hanno subito violenza.” Dichiara la presidente di D.i.Re Antonella Veltri.
È D.i.Re, infatti, che ha portato all’attenzione del Comitato dati e informazioni che mostrano ancora un percorso giudiziario irto di ostacoli per le donne che subiscono violenza e che il Comitato dei Ministri ha accolto nella loro interezza, esprimendo preoccupazione per il basso tasso di condanne, l’alto numero di archiviazioni e di violazioni delle misure cautelari, chiedendo un monitoraggio della riforma Cartabia e dei provvedimenti che il Governo dice di aver messo in essere. La richiesta è precisa: servono dati certi che il problema sia arginato, la verifica della concreta applicazione delle nuove leggi e il controllo continuo dei risultati.
“La Corte Europea dei diritti umani nelle varie sentenze di condanna all’Italia ha sempre specificato che le norme ci sono, manca la loro concreta applicazione” dichiara Titti Carrano, avvocata della Rete avvocate D.i.Re. “Occorre un concreto sostegno ai centri antiviolenza, valorizzando il patrimonio di competenze acquisito negli anni non solo per l’accoglienza e il sostegno alle donne che subiscono violenza, ma anche per le attività di prevenzione, formazione e sensibilizzazione. È importante che proprio la formazione dei magistrati sia resa obbligatoria e il Comitato dei Ministri chiede che siano avviate attività specifiche per promuovere l’uso di un linguaggio giudiziario sensibile al genere, come noi sempre sollecitato” conclude l’avvocata.