Niente di nuovo, dalla cronaca. Altre due donne ammazzate: madre e figlia uccise a Modena dopo che la donna aveva denunciato il marito per maltrattamenti. Il caso era stato archiviato.
“È inaccettabile che – ancora oggi – si debba parlare di non riconoscimento della violenza nei tribunali. Quante donne devono essere ammazzate perché il sistema giudiziario si doti delle competenze necessarie a tutelare le vittime di questa mattanza?” dichiara Antonella Veltri, Presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza
La Rete nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza e tutte le organizzazioni che la compongono ribadiscono – da oltre trent’anni – all’attenzione pubblica la necessità di una corretta lettura della violenza maschile alle donne. Le donne subiscono violenza fino all’estrema conseguenza di perdere la vita per una disparità di potere tra uomini e donne, in una società governata dal privilegio maschile del patriarcato.
Senza l’adeguata valutazione del rischio non è possibile attivare un adeguato sistema di protezione.
Le donne vengono uccise dagli uomini con cui hanno una relazione.
Le donne vengono uccise, perché non vengono credute da chi ha il compito di proteggerle.
Le donne vengono uccise, perché la giustizia continua a sottovalutare la parola delle donne.
Le donne vengono uccise, perché il sistema antiviolenza istituzionale non valuta il rischio cui sono esposte quando interrompono la relazione con il partner.
Le donne vengono uccise, perché in questo Paese si continua a pensare che quando le donne denunciano provocano la reazione violenta dell’omicida.
Le donne vengono uccise, perché in questi anni si è pensato ad aumentare le pene invece di rendere strutturali percorsi di formazione ed educazione nelle scuole.
I Centri Antiviolenza D.i.Re accolgono le donne ascoltandole, restituendo forza e credendo alla loro parola.
I Centri Antiviolenza D.i.Re effettuano abitualmente la valutazione del rischio.
“C’è bisogno di un grande cambiamento sociale, culturale, economico. Bisogna rendere obbligatoria la formazione di tutti e tutte nel sistema giustizia, individuando i soggetti formatori che abbiano la corretta analisi del fenomeno e smettendola di neutralizzare anche questi aspetti perché a perdere la vita poi sono le donne. Aspettiamo da anni proposte dalle Istituzioni che possano portare al vero cambiamento, attivando un corretto sistema di protezione, come anche più volte sollecitato dalla Comunità Europea e dal GREVIO” conclude Antonella Veltri.