Nel giorno in cui Chiara Gualzetti, una ragazza di 16 anni, viene trovata uccisa a coltellate e un ragazzo confessa di essere l’autore del crimine, l’ennesimo femminicidio dall’inizio dell’anno, il Sole 24 ore pubblica un articolo firmato da Giulio Peroni riferendosi a dati sugli uomini uccisi dalle donne forzando una simmetria tra violenza maschile e femminile nelle relazioni di intimità che non esiste.
I dati ISTAT e quelli del Viminale dicono ben altro.
Una verifica sarebbe stata doverosa rispetto alla fonte usata dal giornalista: una vecchia pubblicazione che mistifica i numeri della violenza nelle relazioni di intimità attingendo a dati complessivi sugli uomini uccisi senza menzionare il sesso dell’assassino, la relazione con la vittima e soprattutto il movente.
Una tesi priva di qualunque fondamento che offende le donne colpite dalla violenza maschile perché si traduce in negazionismo sulla mattanza che le colpisce. L’articolista si spinge a parlare di ‘maschicidio’ favoleggiando di una società che vedrebbe gli uomini storicamente dominati, violati, molestati sessualmente, privati della libertà, controllati e uccisi da donne.
Si tratta di gravissima manipolazione della realtà finalizzata a cancellare il fenomeno del femminicidio. Da quando il movimento delle donne e i centri antiviolenza hanno svelato il fenomeno della violenza maschile contro le donne, ci sono tentativi continui di cancellarne l’entità, manipolando numeri o asserendo che le denunce non sono mai vere.
“Articoli del genere nuocciono a tutte e tutti, e sono gravissimi su una testata come il Sole 24 ore che con Alley Oop dedica da tempo grande attenzione al fenomeno della violenza contro le donne ed è partner con D.i.Re e altri del progetto europeo ‘Never Again’ sulla prevenzione della vittimizzazione secondaria”, dichiara Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.
Chiediamo al direttore una immediata rettifica dei dati presentati che sono in realtà i seguenti:
- Nel 2019, dei 315 omicidi commessi, il 47,5% avviene in ambito familiare o in quello delle relazioni affettive extra-familiari, valore che risulta in costante aumento negli anni (+13,3% rispetto al 2018, +34,9% sul 2017 e +126,5% rispetto al 2002, anno di inizio della serie storica dei dati), anche a causa dell’incremento dei casi in cui è stato identificato l’autore e al calo di quelli attribuibili ad autori sconosciuti alla vittima.
- Le differenze di genere sono comunque forti: gli omicidi in ambito familiare o affettivo nel 2019 sono il 27,9% del totale degli omicidi di uomini e l’83,8% di quelli che hanno come vittime le donne; quindici anni fa gli stessi valori erano pari rispettivamente a 12,0% e 59,1%.
- Le donne sono uccise soprattutto dal partner o ex partner (61,3%). Fra i partner, nel 70,0% dei casi l’assassino è il marito, mentre tra gli ex prevalgono gli ex conviventi e gli ex fidanzati.
- Agli omicidi dei partner si sommano quelli da parte di altri familiari (il 22,5%, pari a 25 donne) e di altri conoscenti (4,5%; 5 vittime). Questi valori sono complessivamente stabili negli anni.
- Nel 2018 le persone rinviate a giudizio per almeno un delitto di omicidio volontario presso le procure “Adulti” sono state 676.
- Non tutti gli omicidi sono uguali: quelli che assumono una particolare rilevanza sociale in contesti “violenti”, per esempio in ambito familiare, riguardano 271 imputati (il 40,1% degli imputati per omicidio volontario). Questi imputati sono uomini nel 93,4% dei casi e donne nel 6,6%.
- Focalizzando l’attenzione sui condannati per omicidi in ambito relazionale violento, si nota il maggiore peso della componente maschile, che è pari quasi alla totalità dei condannati (98,3%) contro l’1,7% delle donne, e della componente italiana (l’84,8% è di provenienza italiana mentre il 15,2% è straniero).